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Il cacciatore di pirati in Africa

“Il cacciatore di pirati in Africa”.
No, non si tratta dell’ultimo romanzo di Wilbur Smith e neppure di un’opera poco conosciuta di Emilio Salgari.
E’ il titolo dell’articolo del “Corriere della Sera” di oggi con cui il quotidiano ci parla del contrammiraglio Luca Pasquale Esposito che, dalla tolda della fregata «Carabiniere», comanda l’operazione europea antipirateria «Atalanta» nei mari africani.
La pirateria non è infatti un fenomeno confinato nei libri di storia o d’avventura, ma – al contrario – è in ascesa e preoccupa gli armatori. Nel 2020, secondo i dati del rapporto sulla pirateria dell’Ufficio marittimo della Camera di commercio internazionale, sono stati 195 gli attacchi subiti dalle imbarcazioni nel mondo contro i 162 dell’anno prima. Del resto le prede possibili sono tante: il 90 per cento del trasporto delle merci avviene via mare. Così i corsari sequestrano petroliere o cargo e ottengono riscatti per milioni di dollari. Rapiscono anche marinai: 135 lo scorso anno.
Per questo, dal 2008, l’Europa ha varato l’operazione antipirateria «Atalanta» che ha ridotto al lumicino gli attacchi. Oggi la missione è comandata dal contrammiraglio Luca Pasquale Esposito. Dalla tolda della fregata «Carabiniere», guida l’equipaggio di 153 uomini e 13 donne della Marina militare.
La pirateria è un crimine e l’obiettivo degli interventi militari è quello di sventarne i tentativi e assicurare alla giustizia i pirati perché subiscano un processo.
Oltre a stroncare la pirateria l’operazione ha contribuito a combattere il traffico di droga e di armi nei mari africani.
Dobbiamo essere grati al contrammiraglio Esposito: per la sua attività e per il prestigio che ancora una volta le nostre Forze Armate donano al nostro Paese.
Con buona pace di qualche scrittrice in cerca di un po’ di visibilità che, con sprezzo del ridicolo, ha assimilato gli uomini in divisa ai dittatori, alludendo al generale Figliuolo, nominato Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19, che – con la sua divisa – incuterebbe paura.
Ci sarebbe da indignarsi, se non fossimo troppo impegnati a ridere.

Foto Marina Militare