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Un risparmio importante

La crisi economica sta opprimendo l’intero mondo.
Nel nostro Paese intere categorie sono ormai sull’orlo del collasso e, tra pochi mesi, la conclusione del blocco dei licenziamenti potrebbe determinare un’ondata di disoccupazione difficilmente quantificabile.
Le disuguaglianze economiche, lungi dall’essere appiattite, hanno raggiunto picchi mai raggiunti in precedenza.
Tutto questo, insieme alla sfiducia ormai diffusa verso la classe politica e la stessa forma democratica, potrebbe portare a preoccupanti problemi di ordine pubblico.
In questo contesto gli Stati tutti, nella logica di attutire i problemi, si stanno indebitando come mai in precedenza.
Questo determina, come ovvio, la necessità di tagliare spese pubbliche non necessarie per dirottare risorse verso la ricostruzione delle economie nazionali.
Tra le voci di spesa mai menzionate, anche se ingenti, vi è quella relativa al mantenimento delle testate nucleari.
Alcuni dati significativi sono apparsi sull’edizione odierna di “Specchio” , inserto settimanale del quotidiano “La Stampa” e di quelli del Gruppo editoriale GEDI.
Vediamo qualche dato.
Le testate nucleari nel mondo sono circa 13.400. La più fornita è la Russia, con 6.375, seguita dagli Stati Uniti con circa 5.800.
I Paesi che detengono armi nucleari sono nove: USA, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele.
Alcuni altri Paesi, pur non disponendo di testate nucleari proprie, ospitano sul proprio territorio quelle degli Stati Uniti. Sono Turchia (50 testate), Italia (40), Germania (20), Belgio (20) e Paesi Bassi (20).
Il solo mantenimento di queste armi, al fine di mantenerle operative e gestire i sistemi di sicurezza e puntamento, è estremamente costoso e varia, ovviamente, per ciascun Paese. Si passa dai 36 miliardi di dollari degli Stati Uniti agli 11 della Cina, dai 9 della Russia agli 8 del Regno Unito.
Coinvolgendo anche, come ovvio, i Paesi che si limitano a ospitarle.
Con una spesa complessiva, per tutti gli stati detentori, di circa 73 miliardi di dollari.
Non voglio essere banale: non si tratta di una spesa immensa. Il solo scostamento di bilancio deciso dal nostro governo pochi giorni fa è di 40 miliardi di euro, ossia di 47 miliardi di dollari.
Ma certamente di una spesa di cui si potrebbe fare a meno. Qualcuno ha calcolato che la cifra per il mantenimento delle testate equivale a quello di 300 mila posti letto in terapia intensiva e 250 mila tra medici e inferrnieri.
Ma non si tratta solo di risparmio, ma della sicurezza generale dell’umanità e del nostro pianeta.
Non voglio essere banale, ho detto, ma neppure retorico. Non ipotizzo un disarmo totale. Non è tempo di utopie e di sogni infantili. La crescente insicurezza geopolitica, i sempre più pericolosi regimi autoritari, il sorgere di “dittatori” che paiono talora perdere il senso dell’intelletto e della ragionevolezza, il brontolio costante del terrorismo internazionale rendono indispensabile il mantenimento di un sistema di difesa, meglio ancora se, per quanto riguarda il nostro continente, forte di un coordinamento europeo.
Ma ritengo altresì che un efficiente sistema militare di difesa possa prescindere dalla presenza di 13.400 testate nucleari, le quali costituiscono un permanente pericolo di estinzione di massa del pianeta.
Forse conviene rifletterci.

Foto vladtime.ru Летчики США употребляли ЛСД при охране ядерных ракет Источник

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