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Una intitolazione davvero sbagliata.

Fra pochi giorni celebreremo la Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne. Ovviamente sarà un’onda inarrestabile di sdegnati commenti, di unanime condanne. Altrimenti non potrebbe essere, ci mancherebbe! Ma forse – ancora una volta – ci scorderemo come la violenza verso le donne nasce da un humus che viene quotidianamente irrigato da fatti all’apparenza minori, che paiono secondari, ma che di fatto creano involontaria semenza a comportamenti più gravi. Vi sono atteggiamenti che a volte vogliono apparire stupidamente scherzosi, magari falsamente goliardici e che, invece, sono solo battute scontate e di cattivo gusto, volte inconsapevolmente a consolidare e a fomentare comportamenti violenti. Alludo per esempio a frequenti post sessisti sui social, spesso pubblicati, addirittura, da personaggi politici. Lo stupore degli autori dinnanzi alle reazioni suscitate sono triste segnale di una considerazione subalterna della donna consolidata nel pensiero. Se su questo molto c’è da fare, a partire dall’educazione in famiglia e dalla scuola, ci sono comunque, sin da subito, gesti che si potrebbero evitare, soprattutto se compiuti da pubbliche amministrazioni.

Il comune di Cinisello Balsamo, in questi giorni, ha intitolato una piazza centrale del paese al rapper Sfera Ebbasta, al secolo Gionata Boschetti, originario di quel paese. E’ stata quindi affissa una targa che – per fortuna – dovrebbe restare in loco solo per tre mesi. Ha detto il sindaco, nel corso della cerimonia, che “quello che Sfera dice ai giovani è che con la costanza, la passione e l’impegno, il rispetto per le persone e per il bene comune, si possono realizzare i propri sogni senza rinnegare chi sei”.

Ma cosa ha detto di così educativo il rapper nelle sue canzoni?

Qualcosa sulla droga, come: “Me ne fumo cinque all’ora si, per davvero / E farò una rapina, rrrrahh, per davvero / I frà fanno le bustine, mh, per davvero / E poi le vendono in cortile, mh, per davvero / Scippiamo una puttana, sì, per davvero / Io lo faccio per davvero” (XDVR, 2015).

Ma soprattutto molto sulle donne: “Quanto sei porca dopo una vodka / Me ne vado e lascio un post-it sulla porta / Le more, le bionde, le rosse, le mechesate / vestite da suore o con le braccia tatuate / Le alternative, le snob pettinate, spettinate sotto le lenzuola ubriache” (Hey tipa). Oppure “Scelgo una tipa, nessuna dice di no / Me la portano in camera con una Vodka. La tipa che mi scopo si ammazza di squot / Sciroppo all’amarena, c’ho la gola secca / Lei è rimasta a bocca aperta” (Rockstar, 2018).

Non invoco censure, non intendo bandire nessuno. Ma era proprio necessario dedicare una piazza a costui? Mi rendo contro che probabilmente, a Cinisello Balsamo, non vi fosse un personaggio tale da meritare un simile onore. Ma intitolare una piazza non è obbligatorio per nessun sindaco. Ha detto Giacomo Ghilardi, primo cittadino di Cinisello Balsamo, nel suo discorso di insediamento: “Apparteniamo tutti alla famiglia umana e siamo chiamati a vivere insieme. Da qui occorre ripartire per non rimanere ancorati ai nostri particolarismi e per essere in grado, come comunità cittadina, di formulare una proposta coraggiosa all’altezza delle sfide del tempo presente”. Mi pare che, con questa scelta, i buoni propositi siano già deragliati. Se proprio il sindaco ardeva dal desiderio di intitolare una piazza avrebbe potuto optare per un operatore sanitario che avesse lavorato nel reparto Covid dell’Ospedale Bassini di Cinisello. Non avrebbe goduto della fama di un rapper, ma certamente la scelta avrebbe trasmesso un contenuto molto più educativo ai giovani.

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